Ultimo aggiornamento: 18 agosto 2022

Per lungo tempo, il trattamento standard per i pazienti con tumore polmonare a piccole cellule in stadio avanzato (o metastatico) era rappresentata dalla chemioterapia basata su due farmaci, un sale di platino (cisplatino o carboplatino), scelto dal medico sulla base delle condizioni di salute del paziente, associato ad un secondo farmaco, l’etoposide.

Entrambi i farmaci si somministrano in vena. Un ciclo si ripete ogni 3 settimane. Il primo giorno di ogni ciclo si somministrano sia il platino (cisplatino o carboplatino) sia l’etoposide. L’etoposide viene somministrato anche nei 2 giorni successivi. Il paziente riceve fino ad un massimo di 4-6 cicli di chemioterapia, a seconda del beneficio e degli eventuali effetti collaterali.

Completati i 4-6 cicli, il paziente entrava nella fase del solo follow up, cioè dei controlli, per cui effettuava ogni 3 mesi una TAC torace addome con mezzo di contrasto di restadiazione.

La nuova terapia per il microcitoma in stadio avanzato

Lo studio IMpower133 e come ha modificato il trattamento di prima linea

Lo studio IMpower 133 è uno studio di fase III condotto in 201 pazienti con microcitoma polmonare metastatico che ha dimostrato, per la prima volta, un vantaggio in termini di sopravvivenza globale nei pazienti sottoposti a terapia con carboplatino + etoposide + atezolizumab.

I pazienti sono stati randomizzati in modo casuale a ricevere carboplatino ed etoposide più atezolizumab o carboplatino + etoposide + placebo. La combinazione è stata proseguita per quattro cicli di 21 giorni (fase di induzione). Alla fase di induzione, seguiva una fase di mantenimento, durante la quale ricevevano atezolizumab o placebo (secondo la precedente assegnazione) fino allo sviluppo di effetti collaterali inaccettabili o progressione di malattia. Lo studio aveva l’obiettivo di dimostrare che l’aggiunta di atezolizumab migliora la sopravvivenza libera da progressione e la sopravvivenza globale.

I risultati hanno dimostrato che l’aggiunta di atezolizumab migliora in maniera significativa la sopravvivenza globale mediana (12,3 mesi nel gruppo randomizzato nel braccio di atezolizumab e 10,3 mesi nel gruppo placebo). Inoltre, è stato osservato anche un incremento significativo della sopravvivenza libera da progressione con una riduzione del rischio di progressione della malattia o morte del 33%.

Sulla base di questi risultati, atezolizumab è stato approvato in associazione alla chemioterapia (carboplatino e etoposide).

Questa combinazione rappresenta oggi il nuovo standard terapeutico di prima linea, inserito nelle linee guida AIOM 2020 con raccomandazione positiva forte.

Recentemente sono state effettuate delle sotto analisi nei pazienti arruolati nello studio IMpower 133 per definire le sedi in cui sono andati in progressione i pazienti. È stato osservato che nei pazienti che hanno ricevuto atezolizumab le progressioni cerebrali sono avvenute circa 10 mesi dopo rispetto ai pazienti che non lo hanno ricevuto, suggerendo quindi la buona efficacia di atezolizumab sul controllo della malattia cerebrale.

Ulteriori studi clinici confermano i dati dello studio IMpower 33

I dati dello studio IMpower 133 sono stati confermati da studi clinici osservazionali prospettici e retrospettivi che hanno valutato l’efficacia della combinazione di chemioterapia e immunoterapia in un contesto di pratica clinica e in una popolazione più ampia rispetto a quella dello studio registrativo.

In particolare, uno studio retrospettivo ha raccolto i dati di 493 pazienti sottoposti a terapia con carboplatino + etoposide + atezolizumab. Di questi, circa il 20% aveva lesioni cerebrali al basale e tra questi il 49% aveva ricevuto un trattamento radioterapico o di metasasectomia delle lesioni cerebrali.

Infine, un altro studio ha valutato l’efficacia di atezolizumab come terapia di mantenimento in 403 pazienti dopo 4 cicli di terapia con carboplatino + etoposide. I pazienti arruolati sono stati randomizzati tra carboplatino + etoposide + atezolizumab o carboplatino + etoposide + placebo. Il trattamento è stato proseguito per 4 cicli. I pazienti con stabilità di malattia o in risposta parziale hanno proseguito la terapia di mantenimento con atezolizumab o placebo fino ad eventuale progressione.

La sopravvivenza mediana misurata dall’avvio della fase di mantenimento è stata di 12.5 mesi nel braccio di atezolizumab verso 8.4 mesi nel braccio del placebo.

La sopravvivenza mediana dall’avvio del primo ciclo è stata di 15.7 mesi con atezolizumab e di 11.3 mesi nel braccio di placebo.

Questi dati suggeriscono, quindi, l’importanza di iniziare il trattamento con atezolizumab dal primo ciclo e di proseguirlo nella fase di mantenimento.

dr.ssa Vanesa Gregorc
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