Testo aggiornato il 7 giugno 2022
Cos’è la mutazione del gene BRAF nel tumore al polmone?
La mutazione del gene BRAF è presente in meno del 2% dei pazienti con diagnosi di tumore polmonari non a piccole cellule. Generalmente è mutuamente esclusiva con le mutazioni di EGFR o il riarrangiamento di ALK o di ROS1 e si osserva con più frequenza nei pazienti con diagnosi di adenocarcinoma.

Tra le mutazioni che si possono osservare nel gene BRAF, quella cha ha una ricaduta terapeutica è la V600E, osservata frequentemente nei pazienti con diagnosi di melanoma. Studi preclinici hanno dimostrato l’effetto di Dabrafenib (inibitore di BRAF) e Trametinib (inibitore di MEK) su linee cellulari di tumore polmonare non a piccole cellule con mutazione BRAF V600E.
La combinazione di dabrafenib + trametinib rappresenta già lo standard terapeutico per il trattamento dei pazienti con melanoma e mutazione V600E del gene BRAF.
Terapia dei pazienti con mutazione del gene BRAF
Uno studio di fase 2 ha valutato l’efficacia della combinazione di dabrafenib e trametinib in 59 pazienti con diagnosi di tumore polmonare non a piccole cellule e mutazione del gene BRAF V600E precedentemente sottoposti ad almeno una linea di chemioterapia. Dabrafenib e trametinib sono due farmaci che si somministrano oralmente tutti i giorni.
Lo studio ha dimostrato una percentuale di risposte obiettive del 63%, con una sopravvivenza libera da progressione di circa 10 mesi.
Sulla base dei risultati di questo studio, a partire dal 17/12/2019 l’associazione di dabrafenib e trametinib è rimborsabile dal SSN per il trattamento di pazienti adulti affetti da carcinoma polmonare non a piccole cellule in stadio avanzato e metastatico positivo alla mutazione BRAF V6001.
Per questo motivo diventa importante ricercare tra i marcatori molecolari anche la mutazione di BRAF al momento della diagnosi.
Per conoscere gli effetti collaterali di Dabrafenib e Trametinib, vai alla sezione effetti collaterali.
Cosa si fa quando dabrafenib e trametinib non funzionano più
Ad oggi si conosce poco circa i meccanismi di resistenza che si sviluppano in corso di terapia con dabrafinib e trametinib.
Il trattamento successivo si basa sui valori espressione del PD-L1.
In pazienti con elevata espressione di PD-L1 (>50%), il trattamento di prima scelta resta il pembrolizumab.
Nei pazienti con PD-L1<50%, sulla base delle comorbidità e dell’età, si può scegliere tra la doppietta contenente platino e pembrolizumab, oppure la doppietta contenete platino in associazione a nivolumab + ipilimumab, oppure la monochemioterapia.
IRCCS Istituto di Candiolo, Torino
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