
Il meeting dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO), che ogni anno si svolge a Chicago, rappresenta l’appuntamento essenziale per la comunità oncologica mondiale. Anche quest’anno, ASCO non ha tradito le attese.
Vi presentiamo di seguito i dati più significati riguardanti le innovazioni per il trattamento dei pazienti con tumore polmonare non a piccole cellule.
Studio ALEX: una nuova generazione di farmaci per la terapia dei pazienti ALK positivi.
Sono stati presentati i risultati dello studio ALEX, uno studio di fase 3, che ha confrontato l’efficacia di crizotinib, farmaco a bersaglio molecolare e già approvato per il trattamento dei pazienti con traslocazione del gene ALK, con alectinib in 303 pazienti, arruolati in 98 centri oncologici in 29 diversi paesi del mondo.
Alectinib è un inibitore di ALK di nuova generazione, disegnato per superare i meccanismi di resistenza che sviluppano i pazienti in corso di terapia con crizotinib, e con una migliore capacità di penetrazione della barriera emato-encefalica, che consente una azione più efficace a livello delle localizzazioni cerebrali di malattia.
Sulla base degli studi di fase III, di confronto con la chemioterapia, alectinib ha ricevuto nel 2015 l’approvazione da parte della statunitense FDA e nel febbraio 2017 l’approvazione condizionata dall’europea EMA per il trattamento dei pazienti con tumore polmonare non a piccole cellule ALK positivi, in progressione dopo crizotinib.
I risultati dello studio ALEX aprono un nuovo capitolo nelle opportunità terapeutiche dei pazienti con traslocazione del gene ALK. Il crizotinib, infatti, è stato il primo farmaco creato per inibire il gene ALK e viene utilizzato da circa 6 anni. Sebbene la maggior parte dei pazienti risponda inizialmente alla terapia, nell’arco di un anno circa diventa resistente alla terapia. Alectinib è un ALK inibitore di nuova generazione, più potente del crizotinib.
Nello studio ALEX, alectinib ha determinato una riduzione del 53% del rischio di progressione o morte rispetto al crizotinib, determinando una progressione libera da malattia di quasi 26 mesi rispetto ai 10 mesi di crizotinib.
Come affermato dalla Dr.ssa Alice Shaw, direttore della Oncologia toracica al Massachusetts General Hospital Cancer Center di Boston: “Si tratta del primo studio globale sul confronto tra alectinib e crizotinib nel tumore del polmone ALK positivo e sancisce alectinib come il nuovo standard di cura per il trattamento iniziale in questo setting di pazienti. Nessuno poteva immaginare che sarebbe stato possibile frenare così a lungo la progressione del tumore del polmone consideriamo che la maggior parte delle terapie a bersaglio molecolare sono associate ad una mediana di progressione libera da malattia di circa 12 mesi”.
Rispetto a crizotinib, alectinib ha inoltre evidenziato una maggior efficacia nel controllo e nella prevenzione delle metastasi cerebrali, riducendole dell’84%, e un’incidenza inferiore di effetti collaterali.
In Giappone e negli Stati Uniti, alectinib è già approvato per la prima e la seconda linea di trattamento. Attendiamo che presto anche l’autorità regolatoria europea e quella italiana AIFA consentano l’utilizzo di questo farmaco in prima linea.
Studio ADJUVANT: gefitinib, il primo farmaco a bersaglio molecolare utilizzato nel trattamento adiuvante.
Sono stati presentati anche i risultati dello studio ADJUVANT, uno studio di fase III, condotto in 220 pazienti con mutazione del gene EGFR dopo chirurgia. Lo studio ha confrontato l’efficacia di gefitinib con cisplatino vinorelbina, la chemioterapia utilizzata come trattamento adiuvante per i pazienti con un tumore al polmone non a piccole cellule in stadio iniziale resecato.
I partecipanti sono stati randomizzati tra gefitinib per 24 mesi o vinorelbina e cisplatino ogni 3 settimane per un totale di quattro cicli.
Gefitinib, standard terapeutico per i pazienti con mutazioni del gene EGFR in stadio metastatico, riduce in maniera significativa (del 40%) il rischio di recidive di malattia rispetto alla chemioterapia e prolunga la sopravvivenza libera da recidive di oltre 10 mesi. Inoltre, gefitinib è meglio tollerato rispetto alla chemioterapia.
Sulla base di questi risultati, gefitinib adiuvante dovrebbe essere considerato un’opzione importante per i pazienti affetti da tumore al polmone in stadio II-IIIA con una mutazione attivante dell’EGFR.
Attendiamo i risultati di un follow up più lungo per valutare quanto questi risultati impattano sulla sopravvivenza globale.
IRCCS Istituto di Candiolo, Torino
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